Il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha assicurato che in due settimane arriveranno nuove certezze sulle energie rinnovabili.
Quello che ieri Romani ha affermato è stato molto chiaro: «Con il contributo del ministero dell'Ambiente, vogliamo produrre un provvedimento che dia certezze al settore, in modo che le nostre banche, i nostri imprenditori e i nostri produttori abbiano la possibilità di investire in base a quanto consentito e consentibile da parte dei cittadini».
Le parole di Romani suonano come una risposta al dibattito energico e molto preoccupato di ieri alla Borsa di Milano dove centinaia di imprenditori del settore si sono incontrati per un convegno proprio nel day after la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al decreto sulle rinnovabili che prevede dal 1° giugno un nuovo regime di aiuti. Un decreto che ha già prodotto i suoi effetti come la sospensione delle linee di credito da parte di alcune banche o la cancellazione di importanti commesse, hanno detto diversi imprenditori a Palazzo Mezzanotte.
Il ministro Stefania Prestigiacomo dice che «bisogna convocare immediatamente il tavolo» per arrivare «nell'arco di venti giorni a definire un nuovo sistema di incentivi che moralizzi un po' il settore». Il ministro ha poi ribadito che «tutti sanno che il paese andrà avanti sul fotovoltaico. Sarebbe autolesionistico punire un settore che è l'unico che in questo anno terribile ha avuto una forte crescita, in parte dovuta agli incentivi troppo elevati ma soprattutto al fatto che in Italia si sta sviluppando una filiera
Dando voce anche all' altra parte del mondo delle rinnovabili che però ritiene «il decreto legislativo palesemente incostituzionale».
Luca Fermo, responsabile produttori di Assosolare, si dice preoccupato perché le nuove regole potrebbero segnare la fine del fotovoltaico in Italia. La revisione degli incentivi al fotovoltaico, chiede Luisa Todini, presidente dei costruttori europei (Fiec) e di Ecos Energia, deve essere fatta ll'insegna della «gradualità. Sono le modalità ad essere spiazzanti. Si può anche essere d'accordo con la riduzione degli incentivi, ma non li si può troncare di punto in bianco. Il vero problema è il termine del 31 maggio. Servirebbe almeno un altro anno».
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