Con l'entrata in vigore del decreto legge 1/2012 - approvato dal  Consiglio dei Ministri il 20 gennaio e pubblicato in Gazzetta ufficiale  il 24 -, il fotovoltaico agricolo a terra non potrà più accedere  al Conto Energia. 
Le associazioni del comparto - Anie/Gifi, Aper, Assosolare e Asso Energie future  - hanno tentato di bloccare la norma, chiedendo al governo di  stralciare l'articolo incriminato, il 65
Al coro di protesta si è unita  anche la Cgil, che ha chiesto di correggere il testo per garantire il  massimo sostegno alle rinnovabili, anche in virtù delle potenzialità  occupazionali del settore:
La norma, infatti,  incide retroattivamente sul DLgs 3 marzo 2011 n. 28 e va a danneggiare  gli operatori che hanno già effettuato investimenti contando di  ricevere gli incentivi statali e che ora rischiano di rimanere a bocca asciutta.
D'altra parte, l'interruzione degli aiuti dovrebbe porre un limite al  consumo di suoli fertili, frenando il proliferare di impianti a scapito  dell'agricoltura, soprattutto nelle regioni meridionali.
Il ministro delle  Politiche agricole, Mario Catania, ha spiegato la norma con la volontà  di bloccare uno sviluppo che ha determinato, oltre a tensioni sugli  affitti, anche impatti negativi a livello paesaggistico.
TANTE PROTESTE..NESSUNA RISPOSTA 
Anev (Associazione nazionale energia del vento), Anie (federazione nazionale imprese elettrotecniche) e Aper  (Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili) hanno già  scritto al governo per chiedere di lasciare inalterato l'importo degli incentivi,  fino al raggiungimento della grid parity per ciascuna tecnologia, cioè  la parità tra il costo del kW prodotto dal fotovoltaico e quello  ricavato da fonti fossili.
Per il momento, però, dall'esecutivo non sono giunte risposte.
DECRETI LEGGI : TEMPISTICHE E SCADENZE 
Concludendo ricordiamo che essendo un decreto legge,  se al termine dei 60 giorni previsti dalla cstituzione, questo non verrà convertito in legge, tutto quello che il decreto riporta non avrà alcun valore legale.
In questi 60 giorni le commissioni esaminatrici possono abrogare, tagliare o modificare il decreto nel caso ritengano alcune suo parti incostituzionali.
 
 
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